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L'importanza non è nella scelta ma nella consapevolezza

 

Questa mattina hanno avuto inizio gli esami di maturità e, come ogni anno, su facebook ha iniziato a girare, oltre alle varie tracce d’esame, la lettera di un preside rivolta ai genitori dove, in sostanza, viene ricordato come non tutti gli studenti, finite le superiori, avranno desiderio di proseguire gli studi.

Molti diventeranno idraulici, artisti, camerieri, sportivi, musicisti ecc.

Andando oltre l’ovvietà della cosa, visto che all’interno della società vi è un naturale bisogno delle più disparate figure professionali, non tutte apprendibili in un ateneo, trovo questa immagine carica di significato.

Sebbene, infatti, qualora chiedessimo ad un genitore cosa vorrebbe che il proprio figlio facesse da grande, molto probabilmente, ci sentiremmo rispondere che “non è importante cosa farà, basta che sia felice”, nella realtà spesso le cose vanno diversamente.

È vero siamo in un momento della società in cui sempre più adolescenti e giovani adulti si trovano persi, o vivono una sensazione di spaesamento, nel momento in cui devono affrontare delle scelte verso il futuro.  Credo sia innegabile osservare come tale fenomeno si riconnetta ad elementi che hanno a che vedere con le caratteristiche della società stessa in cui viviamo, sempre più liquida, che hanno portato alla mancanza di punti di riferimento stabili, in società come in famiglia, che contengano le ansie, naturali e fondamentali, per lo sviluppo e la crescita e che diventano più forti proprio nei momenti di scelta.

Ma qui stiamo parlando di altro. Stiamo affrontando quel fenomeno per cui spesso, senza volerlo, i genitori si ritrovano a proiettare sui figli una serie di aspettative e desideri che hanno a che vedere con alcuni loro bisogni non soddisfatti o semplicemente con quella che ritengono possa essere la cosa migliore per il proprio figlio.

E di come, spesso i figli si trovino a basare le proprie scelte su un tentativo di assecondare o contrastare proprio quelle aspettative, divenendo marionette di un fattori inconsci non “controllati”.

Sempre più frequentemente in terapia mi ritrovo a parlare con giovani adulti che provano uno stato improvviso di malessere che, una volta “ascoltato”, sembra ricollegarsi ad un momento di blocco.

Blocco che, a tutti gli effetti, sembra riconnettersi al ritrovarsi a fare un lavoro o un percorso universitario senza averlo pienamente scelto.

Mi sono iscritto all’università perché “non sapevo cosa fare” o perché “nella mia famiglia sono tutti laureati”; ho scelto di lavorare nell’azienda di famiglia perché “era la scelta più comoda” o perché “mio padre l’ha creata apposta per noi figli”. O ancora “non volevo fare il notaio come mio padre e quindi mi sono iscritto a scienze politiche”.

Insomma spesso ci troviamo “incastrati” in un percorso di vita senza averlo pienamente scelto, sebbene ci illudiamo di averlo fatto, e questa può essere una delle cause che possono portarci a star male.

Quindi sì è vero, non tutti coloro che tra qualche giorno si diplomeranno proseguiranno gli studi o faranno il lavoro che qualcuno pensava fosse il migliore per loro e so che, non sempre, sia una cosa facile da accettare, ma va veramente bene così.

Non sempre condividiamo le scelte degli altri; se partiamo però dal presupposto che non esistono scelte giuste o sbagliate ma che la “correttezza” di una scelta dipende da ciò che sentiamo buono e sostenibile per noi, in quel momento di vita e in base alla nostra storia, ecco che la consapevolezza diviene l’elemento cruciale su cui basare la scelta stessa.

Sì è vero, sono uno psicoterapeuta ed è normale che parli di questo.  Ma vi assicuro come, osservando i giovani che giungono in terapia, mi trovo sempre più convinto che la cosa migliore che un genitore possa fare non sia dare consigli o sostituirsi nella decisione ma aiutare il proprio figlio a capire da sé cosa fare. L’elemento centrale diviene la consapevolezza e la sicurezza rispetto al fatto che, qualunque scelta faranno, riceveranno tutto il supporto necessario e che da quella decisione non dipendano affetti, relazioni e rapporti.

Sì, può sembrare esagerato; vi posso però assicurare che spesso, dietro molte scelte che facciamo ogni giorno, vi sono bisogni e aspettative altrui che, anche se non esplicitate, cerchiamo di soddisfare o contrastare, e che ci condizionano la vita cosa che, a lungo termine, può causare malessere.

Quindi buon esame di maturità a tutti e buone scelte consapevoli.

 

Dr. Daniele Regini 

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